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"[...] Ci arresta il giovanissimo scultore Saglietti, che con una testa d'uomo, modellata con larghezza ed acuto spirito indagatore, ci testimonia di staccarsi dal superficiale allettamento di un risultato effimero, per dichiararsi artista maturo [...]"
Artisti piemontesi alla mostra di via Roma, in Rassegna Mensile Municipale "Torino", n. 5, maggio 1938


"[...] E, a coronamento della mostra, di Angelo Saglietti c'è un busto in gesso patinato scuro raffigurante un vecchio. Nel puro stile dei busti fiorentini, bello come quelli che a noi sono pervenuti dall'epoca del Rinascimento."
P. Schneider, Mostra di Natale nella "Kunsthalle" di Basilea, Radio Basilea, 17 dicembre 1955


"[...] Di Angelo Saglietti, un busto raffigurante un vecchio che mostra stupenda tecnica propria dell'ingegno italiano e che ci dà, inoltre, nello stile più puro del primo Rinascimento, una interpretazione persuasiva dell'uomo moderno."
F. Gerhard, "Basilisk" - Mostra di Natale nella "Kunsthalle" di Basilea, Basilea, 16 dicembre 1956


"[...] Come ritrattista Saglietti dispone di un'antica, radicata tradizione italiana; dimostra d'essere padrone d'una profonda conoscenza realistica [...]"
R., s.t., in "Neue Zurcher Zeitung" , 4 febbraio 1961


"[Angelo Saglietti] si presenta a Zurigo con questa sua personale che ci rivela un artista assai bene equilibrato, in pieno possesso del mestiere, osservatore attento e profondo, che cerca di dar corpo al suo temperamento lirico senza staccarsi da un sano realismo piuttosto geloso della tradizione, da una certa classicità."
Due artisti italiani espongono, in "Corriere del Ticino", 13 febbraio 1961


"[...] Se la sua Ballerina nell'atto di allacciarsi gli scarpini è il frutto evidente di un'ottima formazione classica, certe teste di donne e di bambini, in parte dipinte, nonché figure di donne, bambini ed animali di più piccole dimensioni dimostrano la non comune abilità dello scultore di cimentarsi con successo nelle tecniche e coi materiali più disparati [...]"
V., Da Zurigo - Fra le mostre d'arte, in "Corriere del Ticino ", 12 febbraio 1962


"[...] Il Saglietti ha qui un Auleta e ritratti di classica fattura che dimostrano la sua profonda cultura, la rara padronanza del mestiere e una potenza di interiorizzazione: suggello di una personalità forte e originale [...]"
C. Valsangiacomo, s.t., in "Corriere del Ticino" , 26 ottobre 1963


"[...] Le opere dello scultore italiano Angelo Saglietti residente a Zurigo e qui esposte nel centro della sala colpiscono il visitatore. L'artista, ormai arrivato, presenta eccellenti saggi della sua grande abilità [...]"
A., s.t., in "Die Ostschweiz", 12 agosto 1968


"[...] Senza dubbio Saglietti è uno scultore di grande ingegno [...]"
s.t., in "St. Gallen Tagblatt", 13 agosto 1968


"Sull'impianto di una conoscenza qualitativa, a seguito d'una tradizione e nell'ambito della classicità formale, Saglietti ha costruito un mondo suo e ne ha elaborato una sua strutturazione di stile e di tematica individuali. Sia che allisci le superfici nel sapere medardiano d'una liquidità ricca di forme e densa di gusto immanente, sia che rapido accenni nell'impressionistica foga del bozzetto, l'unità formale, è sempre rispondente alle esigenze concettuali d'una forma interna da esprimere. Sintesi pagana, quindi, senso della forma nella sua matura versione, per una gioia della forma stessa e per il più alto raggiungimento degli scopi artistici nella rigida formatività della tangibilità esteriore."
G. Mandel, Scultura italiana contemporanea, Istituto Europeo di Storia d'Arte, Milano, 1965.


"Presentando queste sculture Renzo Guasco ne sottolinea il tocco vibrante e nervoso, l'eleganza decorativa di certe composizioni a forma chiusa. Aggiungeremo che il Saglietti è modellatore espertissimo (si vedano i suoi bellissimi impetuosi Cavalli) e nella ritrattistica psicologicamente penetrante. Una testa di bimbo dalle superfici tese lievemente policromate, toccate con una sensibilità trattenuta da quattrocentista toscano, resta, come immagine commovente, fissa nella memoria."
M. Bernardi, Bronzi e gessi di Angelo Saglietti, scultore realista, in "La Stampa", 15 maggio 1970


"Dopo vent'anni di lontananza Angelo Saglietti ritorna a Torino ed espone alla Galleria Accademia che in via Accademia Albertina 3 apre le sue stanze proprio di fronte alla scuola di Belle Arti, dove il Saglietti, nato a Saluzzo nel 1913, ha frequentato i corsi della Scuola superiore di scultura [...]. Saglietti predilige le piccole dimensioni, che per sé stesse giustificano la libertà stilistica dei molti bronzetti esposti: pezzi unici prodotti con la tecnica della "cera persa". Essi tuttavia hanno in comune una delicata sensibilità al ritmo, sia quando articolano in senso grottesco la figura d'Arlecchino, sia quando realizzano eccellenti sequenze di cavalli al galoppo [...]"
L. Carluccio, Ritorna Saglietti con le sue sculture, in "Gazzetta del Popolo" , domenica 10 maggio 1970


"Dobbiamo essere sinceramente grati allo scultore Angelo Saglietti, nostro conterraneo, il quale, rientrato in Italia dopo vent'anni di lontananza, ha voluto riservare alla nostra città la sua seconda mostra dopo quella tenuta, con schietto diffuso successo, a Torino nel maggio scorso. Dobbiamo essergli grati perché ci ha concesso momenti di serena contemplazione delle sue cose più belle, espresse in una sempre personalissima, intima varietà stilistica che corrisponde alla maturazione dell'artista nel tempo in piena rispondenza con il suo mondo interiore, alla ricerca sia di una linguaggio espressivo immediato e pulsante, che di un colloquio sempre più sincero ed intenso con l'uomo e con la natura, risentito ed espresso ora in chiave di arguta, nervosa ironia ora di pensosa comunione, nella compostezza del ritratto che tende alla rivelazione dell'anima, o nel gioco dei corpi in movimento tesi ad un'area levità, o nell'addensata compattezza dei volumi in cui sempre si sente l'alitare della vigile umanità dell'artista."
M. C., Uno scultore nella saletta "Beppe Fenoglio", in "Gazzetta d'Alba", 30 settembre 1970


"[...] Le sculture del Prof. Saglietti insegnano a vedere, insegnano a capire cos'è disegno, cos'è massa, volume, gioco di luci, insegnano a comprendere come anche un vuoto, in arte, può giocare un ruolo importantissimo, insegnano a intuire l'importanza di una annotazione appena suggerita con un'ombra o con un effetto di luce, sommariamente ma in modo essenziale. Ne emana una suggestione grandissima che non è certo solo la preziosità e la bellezza della materia a comunicare, ma soprattutto lo "spirito" con cui quella materia è trattata."
P. Comparato, s.t.,Torino, 3 novembre 1977


"[...] La tematica del Saglietti è di una rigorosità estrema. Le forme in rispondenza sempre reali ne fanno uno scultore plasticamente figurativo nella costante ricerca di una propria verità. La padronanza assoluta della materia gli permette finezze tali da incantare [...]"
M. Valente, Il successo della mostra di Angelo Saglietti, in "Corriere di Saluzzo", 16 ottobre 1971


"Scruto i suoi [di Angelo Saglietti] occhi profondi, le rughe del volto, i capelli ondulati e brizzolati, la barbetta a punta: l'inquieto pellegrino che, idealmente, regolava i suoi passi sulle stelle, come un eterno straniero tra gli uomini, ha ritrovato ora, dopo più di vent'anni, nella sua terra pedemontana, la segreta poesia delle cose, il suo personale e umanizzato figurativismo. Mi sorride e le rughe si distendono. Non è più un solitario e un taciturno; ha cancellato con un colpo di spugna, per sempre, quel che è stato ma non quello che egli ha fatto. Non è deluso nelle sue speranze e questo provoca un interesse tutto particolare per la persona dell'artista."
A. Oberti, Gli Arlecchini di Saglietti, in "Dimensioni Nuove", dicembre 1974


"C'è nelle sue sculture (i ritratti) una predisposizione a rinnovellare modi della tradizione italiana del quattrocento rivissuta in una interpretazione di gusto contemporaneo: due componenti che non potranno non richiamare adesioni al suo modo di vedere e di creare."
M. Marchiando Pacchiola, Angelo Saglietti, Scultore, alla Rege, 1975


"Profondo conoscitore del mezzo espressivo, Saglietti propone modellazioni veristiche che certo s' avvalgono della migliore tradizione ma se ne liberano con sicurezza nell'ideazione di forme colte in assoluta libertà inventiva. E se al vero i suoi lavori s'ispirano, pure non è mai per essi dimenticata dall'autore una interpretazione più intimistica che sprigiona dalla materia sensazioni profonde ed indefinite, un sapore antico ed assolutamente nuovo che avvolge in particolare le molteplici "ballerine", fissate in attimi di assoluta armonia, perfette nei giochi di luce di ombra, del tutto controllate nel sapiente alternarsi dei pieni e dei vuoti."
G. Milani, s.t., in "Informazione Arte", 30 ottobre 1977


ANTOLOGIA DI SCRITTI APPARSI POSTUMI

"Nel caldo afoso di questo luglio torinese è scomparso all'età di sessantasei anni, lo scultore Angelo Saglietti ben noto fra quanti seguono le sorti delle arti figurative. Artista dalla forte personalità dalla profonda formazione accademica dall'intrinseca capacità di analizzare l'arte contemporanea e denunciare i mali e le incongruenze, Angelo Saglietti ha percorso il cammino e l'esperienza creativa con passione, con la ferma convinzione che i destini dell'uomo sono contrassegnati da fattori estetici e da una attenta partecipazione alle vicende culturali e sociali [...]"
A. Mistrangelo, Scomparso lo scultore Angelo Saglietti, in "Corriere di Chieri", 25 agosto 1979


"[...] Ecco ritornare le sculture di questo importante artista che ha diviso la propria vita fra l'Italia e la Svizzera, autore non solamente di persuasive sculture ma anche di una serie di intimi e commoventi disegni dalla prigionia."
G. G. Massara, ...e uno scultore al circolo: Saglietti, in "Il venerdì d'arte", gennaio 1993


"Non è facile trovare in un artista un'osmosi tra l'arte di un periodo che non ha uguali e gli affetti familiari. Perché, ne siamo certi, per Angelo Saglietti la famiglia è come il ceppo, le radici, dalle quali si irradiano le sue convinzioni e il suo operare, e nella via e nell'arte [...]"
A. Spinardi, Morbidezza di forme in Angelo Saglietti, in "Corriere di Torino e della Provincia", 9 gennaio 1993


"[...] Il più ligio e mimetico Angelo Saglietti, con il Sogno del Faraone di biblica memoria, che potrebbe intitolarsi anche T'amo pio Egitto: una cornice di buoi guernicheschi, intorno ad una stele con Giuseppe e il Faraone."
M. Vallora, Ritorno al futuro con i faraoni, in "La Stampa", 18 dicembre 1995


"[...] Risale al 1976 il bronzo (a cera persa) Il sogno del faraone, opera nella quale Angelo Saglietti traduce un passo della Bibbia in sofferta scultura modernamente figurativa. La composizione - ricca di valori allusivi - s'articola con intelligenza fra realtà e simbolo: al centro s'impongono le immagini del faraone che in un sogno iterato avverte la presenza quasi angosciosa di sette vacche grasse alternate a sette magre, di spighe rigonfie e di altre arse dal vento orientale e di Giuseppe che ne rivela il profondo significato. Intorno alle due immagini che risultano quasi incise, Saglietti pone gli animali dai musi variamente articolati, gli uni simboleggianti abbondanza per l'Egitto, gli altri la carestia; parimenti paiono aride e minute le spighe poste a lato dell'immagine del faraone sublimata nel sonno. Il bronzo - ricco altresì di valori cromatici - rigorosamente si situa nella produzione di uno scultore che ha lungamente operato nel campo della ritrattistica."
G. G. Massara, Scheda pubblicata in occasione della mostra "Time Machine. Antico Egitto e arte contemporanea", 1995


"Angelo Saglietti è stato un grande scultore torinese, ma i casi dolorosi della vita, l'essere stato inviato al fronte nella seconda guerra mondiale, la prigionia in Polonia, l'emigrazione in Svizzera dal 1948 al1969, non gli hanno consentito di ottenere il riconoscimento e il successo che meritava."
G. Curto, Angelo Saglietti. Uno scultore d'alta classe tra arlecchini e ballerine, in "Torino Sette" , 30 ottobre - 5 novembre 1998



"All'interno del suo corpus scultoreo si individuano due distinti filoni interpretativi, che l'artista ha portato avanti parallelamente. Il primo più intimistico legato al mondo degli affetti, è quello dedicato ai ritratti, alle sculture a tutto tondo in stile realistico. Il secondo di piccolo formato reso con una plastica scarna ed essenziale, approfondisce la tematica della satira."
C. Bertone, Angelo Saglietti, la poetica del vivere, in Forme Eterne, 2002